Tod’s e Saras: Addio a Piazza Affari
Piazza Affari ha vissuto una giornata di scosse con le partenze di Tod’s e Saras dal listino milanese. Due nomi storici dell’industria italiana, le famiglie Della Valle e Moratti, hanno annunciato il loro addio, sottolineando le differenti motivazioni dietro questa decisione. Il rallentamento economico generale ha influito sul mercato azionario italiano, con un calo significativo del turnover che è sceso drasticamente dal 2008 al 2022. La fiducia dei fondi di investimento italiani nelle imprese nazionali si è affievolita, mentre le sirene estere, in particolare di Wall Street, continuano a esercitare un’attrazione sempre maggiore.
Le Grandi Operazioni di Tod’s e Saras
Tod’s ha siglato un’operazione di oltre 500 milioni di euro con L Catterton, collegato al gigante del lusso francese Lvmh, per un’OPA totalitaria a 43 euro per azione. Dall’altra parte, Saras ha stretto un accordo con Vitol, cedendo il 35% del capitale azionario a 1,75 euro per azione, per poi procedere al delisting. Queste mosse hanno segnato la fine di due importanti capitoli dell’industria italiana, con diverse altre società che hanno seguito la stessa strada negli ultimi tempi, contribuendo al calo della capitalizzazione di borsa e alla diminuzione del valore delle aziende quotate sul PIL italiano.
Le Cause del Delisting e le Implicazioni
La Commissione di vigilanza sulla Borsa, guidata da Paolo Savona, ha lanciato l’allarme sul delisting nel 2023, attribuendolo principalmente alle conseguenze della guerra in Ucraina e al rallentamento economico. Durante le fasi di espansione economica, il numero di società che si quotano in borsa aumenta, mentre il fenomeno opposto è rappresentato dal delisting. Questa scelta può essere dettata da diverse logiche, inclusa la volontà di ridurre l’influenza degli azionisti sulle decisioni strategiche a lungo termine. Tuttavia, il delisting potrebbe comportare una minore trasparenza e qualità delle decisioni aziendali, secondo alcuni esperti.
La disponibilità di capitali in un mercato specifico influenza la decisione di un’azienda di quotarsi o rimanere quotata in borsa. Con un rallentamento delle Ipo e del PIL, le regolamentazioni e gli oneri fiscali aggiuntivi rappresentano ulteriori ostacoli per gli investimenti. L’armonizzazione delle imposte sui diversi tipi di investimento è auspicata come soluzione, mentre i fondi di investimento italiani sembrano preferire i titoli di Stato rispetto agli investimenti in aziende nazionali quotate in borsa. Questo atteggiamento è in netto contrasto con i colleghi europei e americani, che dimostrano una maggiore fiducia nel mercato azionario.
Il Trend del Delisting e l’Influenza Americana
Il mercato dei capitali statunitense, definito come più grande, dinamico e meno burocratico, ha attratto diverse aziende europee, contribuendo al fenomeno del delisting dalle borse europee in favore di Wall Street. Il Presidente Joe Biden, con l’Inflation Reduction Act, ha stanziato oltre 600 miliardi di dollari per favorire investimenti green e sostenibili, attirando numerose aziende europee oltre oceano. Questo trend, definito “The Great Delisting”, evidenzia l’importanza dell’intervento pubblico federale e il ruolo determinante degli Stati Uniti nel panorama finanziario globale.