Marco Travaglio: “Diritto di fischiare a Geolier e contestare”
Marco Travaglio, noto giornalista e direttore del Fatto Quotidiano, ha sollevato una polemica riguardo ai fischi rivolti al rapper Geolier durante la quarta serata del Festival di Sanremo. Il cantante napoletano, vincitore della serata con un medley, è stato accolto da una reazione scomposta da parte del pubblico, con fischi e disapprovazione.
La difesa di Travaglio
In risposta a queste critiche, Travaglio ha difeso il diritto del pubblico di esprimere il proprio dissenso, definendo le contestazioni come “l’ultima frontiera del cretinamente corretto”. Secondo il giornalista, il fatto che chi acquista un biglietto abbia il diritto di esprimere il proprio giudizio è un principio fondamentale, sottolineando che Geolier non dovrebbe subire fischi solo perché napoletano. Travaglio ha sottolineato la questione del razzismo implicito dietro alcune reazioni, affermando che “chi non apprezza il suo brano è un fottuto razzista”.
Il giornalista ha puntato il dito anche contro l’eccessiva sensibilità alimentata dai social media, che spesso distorcono le priorità, facendo perdere di vista questioni più gravi come conflitti internazionali o tragedie umane. Travaglio ha criticato la tendenza a dover applaudire tutti a prescindere, sottolineando l’importanza di mantenere viva la libertà di espressione e di critica, anche in contesti come il Festival di Sanremo.
Contestazioni legittime
Il giornalista ha difeso il diritto a contestare non solo le esibizioni musicali, ma anche interventi più emotivi e personali, come quello della madre di Giovanbattista Cutolo, giovane ucciso a Napoli, e di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, vittima di un femminicidio. Travaglio ha criticato il fenomeno della “Pornografia del Bene”, sottolineando come anche messaggi positivi possano essere oggetto di contestazione.
Infine, il giornalista ha condannato l’uso della tragedia personale come strumento per ottenere visibilità mediatica, sottolineando la necessità di rispettare il dolore altrui e non strumentalizzarlo a fini di notorietà. Lasciando aperta la porta alla critica e al dissenso, Travaglio ha difeso il diritto all’imbarazzo e al fischio, come espressioni legittime di un pubblico che non dovrebbe essere privato della propria voce.