“Giorno dei Ricordi”: Dignità e Memoria Collettiva
André Gide affermava che “Bisogna ripetere nessuno ascolta”, sottolineando un’epoca in cui la verità sembra smarrita nell’indifferenza generale. Il recente Giorno della Memoria, celebrato presso la Risiera di San Sabba, ha sollevato polemiche e riflessioni sulla commemorazione delle tragedie passate. Mentre si ricordano le vittime delle foibe, emerge un’importante questione: la necessità di un bilancio equilibrato che rispetti la memoria corale e non riduca il dolore a una singola prospettiva nazionale.
Riflessioni sulle Foibe e il Contesto Storico
Le foibe rappresentano un crimine grave, con la maggior parte delle vittime che furono di origine italiana. Tuttavia, per preservare la dignità di un dolore condiviso, è cruciale contestualizzare questi eventi. Il razzismo e la pulizia etnica avviarono un percorso oscuro che precedette gli orrori delle foibe. Le parole di Mussolini a Pola nel 1920, denigrando la razza slava, e le azioni di repressione subite dagli slavi, evidenziano una narrazione storica complessa che ha contribuito alla tragedia delle foibe.
Il “Giorno del Ricordo” e le Ferite Balcaniche
Il “Giorno del Ricordo” risveglia ferite profonde anche nell’ex Jugoslavia, svelando crimini poco conosciuti in Italia. Ante Pavelic, leader degli ustascia croati, orchestrò atrocità paragonabili ad Auschwitz nel campo di Jasenovac. La connivenza con il regime fascista italiano e le brutalità commesse dalle camicie nere in diverse regioni balcaniche sottolineano una violenza diffusa e sistematica. La memoria dei massacri, delle fucilazioni di massa e dei campi di concentramento, come strade che portavano ad Auschwitz, rimane un capitolo oscuro e doloroso della storia balcanica.
Questi eventi, seppur dolorosi e controversi, richiamano l’importanza di una memoria condivisa e rispettosa, capace di abbracciare le molteplici prospettive storiche e culturali. Il “Giorno dei Ricordi”, proposto come momento di commemorazione comune, potrebbe fungere da ponte per la costruzione di nuove relazioni basate sulla comprensione e sulla pace, piuttosto che sul perpetuare delle divisioni alimentate dal dolore e dall’odio del passato.