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RIFAREI TUTTO, MI PIACEVA MARCARE I PIU’ FORTI
Pasquale Bruno, ex calciatore del Torino, ha recentemente rilasciato dichiarazioni che confermano la sua filosofia di vita legata al mondo del calcio. Nonostante il passare degli anni, Bruno si mostra ancora saldo nelle sue convinzioni, affermando di non voler rinnegare nulla di quanto fatto in campo. Secondo l’ex difensore, la determinazione a vincere e a confrontarsi con i migliori è sempre stata la sua priorità, indipendentemente dalle conseguenze.
Bruno non ha esitato a parlare dei valori che ritiene fondamentali nel calcio e nella vita di tutti i giorni. Con franchezza e sincerità, ha dichiarato: “Io volevo vincere, con le buone o con le cattive. Ai bambini dico di avere valori veri, l’importante è andare a testa alta, guardando tutti negli occhi”. Queste parole rivelano un profondo attaccamento ai principi morali e alla lealtà, qualità che ritroviamo spesso nei giocatori di un’epoca ormai passata.
Una frase infelice e un pentimento sincero
La carriera di Pasquale Bruno è stata contraddistinta anche da un episodio controverso legato a una sua dichiarazione riguardante il rapporto tra il talento calcistico e il denaro. La celebre frase “i 4 in pagella non contano se hai 4 miliardi in banca” è stata fonte di dibattito e riflessione. Tuttavia, l’ex difensore oggi ammette con umiltà: “Mi sono pentito. Forse era stata detta dopo un derby perso, dove di solito io perdevo la testa. È stata una frase da ignorante, me ne vergogno”.
Inoltre, Bruno ha condiviso un aneddoto significativo che rivela il suo spirito combattivo e la sua determinazione a sfidare i migliori del tempo. Durante un Milan-Torino a San Siro, gli fu assegnato il compito di marcare Jean-Pierre Papin, vincitore del Pallone d’Oro in quell’anno. Nonostante la difficoltà del compito, Bruno si sentì onorato di poter confrontarsi con uno dei calciatori più talentuosi e grintosi dell’epoca, dimostrando il suo amore per sfide impegnative e di prestigio.
In conclusione, le parole di Pasquale Bruno riflettono non solo la sua passione per il calcio e la competizione, ma anche un profondo attaccamento ai valori autentici che dovrebbero guidare ogni sportivo e individuo nel proprio percorso di vita. La sua sincerità nel riconoscere eventuali errori e nel guardare al passato con saggezza e umiltà lo rendono un esempio di resilienza e maturità, da cui tutti possiamo trarre insegnamento.