L’America e Israele: Un’Alleanza Contestata
L’asse fra Stati Uniti e Israele oggi viene contestato più che mai, da diverse parti all’interno degli Stati Uniti. Nei campus universitari, nella comunità afroamericana, tra gli immigrati arabi e persino da parte di funzionari federali che hanno aderito alle recenti petizioni su Gaza. Questo parziale ‘decoupling’ tra l’America e Israele non implica una rottura totale, ma potrebbe significare una trasformazione dell’alleanza, rendendola più simile ai rapporti che Washington intrattiene con altre nazioni.
Fin dai tempi dei primi presidenti dopo la nascita di Israele, come Harry Truman e Dwight Eisenhower, vi era una certa distanza tra il sostegno a Israele e gli interessi nel mondo arabo. Tuttavia, con il passare degli anni, soprattutto a partire dall’epoca di Lyndon Johnson, l’allineamento con Israele è diventato sempre più marcato. Tentativi di rendere la politica estera americana più autonoma da Israele si sono visti con Jimmy Carter e Bill Clinton, ma eventi come l’attentato dell’11 settembre 2001 hanno rafforzato nuovamente quell’alleanza.
La Contestazione di Mearsheimer e Walt
John Mearsheimer, esponente della ‘scuola realista’ in geopolitica, ha proposto una critica sistematica all’asse America-Israele. Il suo pensiero si basa sui veri interessi vitali degli Stati Uniti, come la sicurezza, la libertà e la prosperità della nazione. La sua critica non si fonda su motivi pacifisti, ma su una visione più realista e conservatrice, che potrebbe portare a una riduzione degli impegni internazionali degli Stati Uniti. Mearsheimer e Stephen Walt hanno affrontato il tema della lobby israeliana, sottolineando che non si tratta di un gruppo etnico, ma di varie organizzazioni unite da una visione comune sul ruolo di Israele.
La critica di Mearsheimer si concentra sull’appoggio ‘incondizionato’ degli Stati Uniti ad Israele, senza porre condizioni reali a questo sostegno. Questo modello di supporto non corrisponde alla logica del realismo politico, secondo cui una nazione dovrebbe agire per difendere i propri interessi. Gli aiuti massicci e senza condizioni degli Stati Uniti ad Israele hanno portato a un sacrificio degli interessi americani in Medio Oriente, alienando simpatie in diverse parti del mondo. La critica di Mearsheimer si estende anche alla credibilità dell’America come ‘superpotenza etica’ e alla lotta al terrorismo, sottolineando come l’approccio verso Israele abbia spesso danneggiato gli interessi statunitensi.
Una Nuova Prospettiva in un Contesto Cambiato
In una congiuntura in cui l’insoddisfazione verso l’asse America-Israele è ai massimi, diverse fazioni all’interno degli Stati Uniti stanno mettendo in discussione questa relazione. L’elettorato giovanile, la comunità afroamericana, gli immigrati arabi e parte dell’establishment potrebbero influenzare anche le prossime elezioni. L’azione del segretario di Stato Antony Blinken in Medio Oriente e la formazione di nuove alleanze, come tra Washington e Riad, potrebbero indicare una possibile trasformazione della relazione speciale con Israele. Questo potrebbe significare che l’appoggio ‘incondizionato’ potrebbe non essere più un elemento fondante di tale alleanza.