Emergenza carceraria: dati preoccupanti e mancanza di soluzioni
Situazione critica: sovraffollamento e incremento detenuti Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, ha lanciato l’allarme durante l’incontro con i deputati della commissione Giustizia, sottolineando un incremento di circa 400 detenuti in più al mese nelle carceri italiane. Attualmente, il numero totale si attesta a 60.814 detenuti, di cui 43mila sono detenuti comuni e il resto si divide tra alta sicurezza e 41 bis. Questa situazione critica ha portato ad una vera e propria ‘emergenza’ carceraria, con 15 suicidi registrati dall’inizio dell’anno. Russo ha ammesso che tale fenomeno si intreccia direttamente con il problema del sovraffollamento, ma ha sottolineato la mancanza di interventi da parte dei decisori ministeriali per affrontare questa crisi.
Politiche penitenziarie e sovraffollamento: un circolo vizioso
La condanna della Corte europea dei diritti umani nel 2013 per violazione dell’art. 3 della Convenzione ha evidenziato le criticità del sistema penitenziario italiano. I deputati Debora Serracchiani, Federico Gianassi e Riccardo Magi hanno evidenziato come le politiche criminogene e permeate di populismo penale abbiano contribuito all’attuale situazione. In particolare, l’introduzione di 15 nuovi reati nell’ultimo anno e il decreto Caivano, che ha aumentato le pene per reati di lieve entità in violazione dell’art. 73 della legge sulle droghe, hanno influito sull’incremento degli ingressi nelle carceri, compresi gli istituti per minori. Questo trend in costante crescita sembra confermare le previsioni fatte in passato, evidenziando la mancanza di misure efficaci per contrastare il sovraffollamento.
Soluzioni inadeguate e lacune nella prevenzione del suicidio
Le proposte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per affrontare il sovraffollamento si concentrano principalmente sull’edilizia penitenziaria e su accordi con altri Paesi per la gestione dei detenuti. Tuttavia, queste misure sembrano essere solo un palliativo al problema, considerando che il numero dei detenuti continua a crescere a ritmi preoccupanti. Inoltre, la mancanza di interventi mirati per prevenire il suicidio all’interno delle carceri rappresenta un’altra criticità. Sebbene si riconosca la necessità di un approccio diverso e di un maggiore coinvolgimento della società, le risorse limitate e le carenze nella valutazione medico-psicologica creano un vuoto nell’assistenza ai detenuti vulnerabili. La recente iniziativa di aumentare il compenso per psicologi e criminologi, sebbene positiva, non sembra essere sufficiente a risolvere il problema alla radice.